AVELLINO E BENEVENTO: Il matrimonio si deve fare

In questi giorni si parla e si scrive –soprattutto- tanto di accorpamento tra le province di Avellino e Benevento, che scomparirà dalla mappa amministrativa italiana. Beffa delle beffe, quella che in sostanza è destinata a scomparire è la provincia di Avellino, che ha i requisiti adatti per continuare ad esistere e che sarà assorbita dal beneventano, ma il punto della questione non è la cancellazione della provincia, questo è di riflesso, ma che il capoluogo diventi Benevento, questo è il rospo più difficile da ingoiare. Tutte queste lamentele che si alzano –da Avellino innanzitutto- non riguardano la provincia che andrebbe a cessare, poco importa in fondo, ma il capoluogo, come se fosse un onta, un chissà quale sopruso, avere come Benevento capoluogo, città tra l’altro molto bella. Ma quando si è trattato della cancellazione dei tribunali dell’Alta Irpinia o degli ospedali, o delle fabbriche che chiudevano, Irisbus, dove stavano questi “avellinesi”? I nostri politici non erano presenti a Roma o a Napoli, quando si decideva? La storia ci dovrebbe venire incontro, forse per cambiare il futuro in meglio, le due provincie già in passato sono state unite nell’unica chiamata: “Provincia di Principato e Terra Beneventana”, si proprio “Terra Beneventana”, prima di venir divisa nel 1273 da Carlo I d’Angiò, in “Principato Ultra” e “Principato Citra”. Il Principato Ultra andava da Pontelandolfo a Monteverde, da Apollosa a Greci, da Limatola a Bagnoli, quindi questo sarà solo un “ritorno al passato”. Anche se da sopprimere non sono le provincie, neppure una, ma le regioni, tutte, dove si ammassa il vero spreco.

 

Le statistiche non sorridono alla nuova Irpinia-Sannio
AVELLINO - Chi si attende un netto miglioramento della vita dei cittadini dall’accorpamento di Irpinia e Sannio rimarrà di certo deluso osservando i dati snocciolati ieri dal Sole 24 ore circa la mappa degli indicatori di vivibilità nelle nuove province campane. Il nuovo ente che dovrebbe raggruppare i territori interni della Campania infatti si attesta in quasi tutte i settori presi in considerazione nella seconda metà della classifica, più verso il basso, si potrebbe dire, che verso l’alto.Significativa in tal senso è il dato sulla ricchezza che colloca la provincia di Avellino-Benevento alla quarantaquattresima posizione, appena 7 caselle più in alto dell’ultima, la pugliese BAT (Barletta, Andria, Trani) - Foggia.Certo, si potrebbe dire che questa è la fotografia attuale di due province che ancora devono essere accorpate e che per questo non hanno ancora potuto esprimere le reali potenzialità dell’unione territoriale. Giusto, ma è anche la chiara dimostrazione che si stanno per unire due debolezze che non necessariamente riusciranno a rappresentare un domani una forza.Del resto gli altri indicatori non sono molto più confortanti. Nel lavoro infatti si scende addirittura una casella più in basso con il 12,6% di tasso di disoccupazione, oltre quattro volte superiore a quello della prima provincia, Cuneo (3,8%) che tra l’altro hanno ottenuto la deroga dal governo pur non avendo le caratteristiche per rimanere in vita essendo su territorio montano. Unica consolazione è che per ricchezza ci si tiene dietro Napoli e Caserta, mentre per lavoro si sta più avanti di Salerno e ancora Caserta, tutte relegate negli ultimi tre posti. Non va troppo bene neanche per i reati con 1.436 tra denunce, arresti o fermi ogni 100mila abitanti, per il tempo libero con 4.239,4 spettacoli ogni 100mila abitanti nel 2010 (38esimo posto su 51 province) e per il verde urbano con 20,2% di metri quadrati per abitante (37esimo posto).Solo sui risparmi la classifica sembra sorridere un po’ di più. Si tratta però di un sorriso amaro perché significa stare solo a metà classifica, 25esimo posto con 1176,9 euro di depositi bancari per abitante.La nuova provincia di Irpinia-Sannio, che ha una popolazione di 727.011 abitanti (29esimo posto), tra l’altro, ha una densità di 149,50 abitanti per chilometri quadrati nell’anno 2011 (trentusimo posto della graduatoria, ossia anche qui metà del guado) e 20,2 metri quadrati di verde pubblico a disposizione di ogni abitante (trentasettesimo posto, il che induce ad una semplice considerazione. Proprio dove Avellino e Benevento, in virtù della loro posizione geografica e delle loro caratteristiche geomorfologiche, sono sempre apparse come forti, ossia nell’ambiente, si dimostrano invece non più fortunate di altre realtà. Dove sono insomma i vantaggi dell’accorpamento?

Fonte: Corriere dell'Irpinia (4.11.2012)

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